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La Gioconda o Monna Lisa ( 1503 - 1506 )

Image
Descrizione
Si tratta di un dipinto a olio su legno di pioppo che misura 77×53 cm. Anche se è difficile guardare il dipinto in maniera critica e ignorare tutta la mitologia che lo circonda, esso mostra una maestria tecnica che lo pone tra i capolavori di Leonardo (anche se per alcuni L'ultima cena è il suo lavoro più grande). La natura dell'immagine è stata il soggetto di fiumi di discussioni. In generale, si può dire che la vividezza e l'ambiguità dell'espressione del viso è dovuta all'uso dello sfumato, che sfuoca le porzioni più espressive del volto (gli angoli degli occhi e la bocca) dando al quadro un'aria di mistero. Il sorriso enigmatico è la caratteristica principale del dipinto. Sigmund Freud interpretò il sorriso come simboleggiante l'attrazione erotica di Leonardo nei confronti della sua cara madre. Altri lo hanno descritto come innocente e invitante al tempo stesso.
Conservato Presso
Quadro dipinto ad olio su legno di pioppo. Misura cm. 77 x cm. 53. Appartiene alle collezioni del Museo del Louvre di Parigi. In Italia si preferisce chiamarlo "La Gioconda", come lo nominò per primo, nel 1625, Cassiano del Pozzo. All'estero si conosce meglio col nome di "Monna Lisa", come lo intitolò Giorgio Vasari, nel 1550.
Le vicende storiche
  • Gioconda o Monna Lisa:
  • Il nome "la Joconda" compare per la prima volta in un documento del 1525 in cui vengono elencati alcuni dipinti che si trovano tra i beni di Gian Giacomo Caprotti detto "Salai", allievo di Leonardo che seguì il maestro in Francia.[1] Un secolo dopo, nel 1625, il ritratto chiamato "la Gioconda" viene descritto da Cassiano Dal Pozzo tra le opere delle collezioni reali francesi. In particolare il dipinto di Leonardo sarebbe stato esposto nella Salle du Bain del castello di Fontainebleau. L'identità della donna ritratta nel dipinto non è del tutto certa, anche se recentemente lo studioso fiorentino Giuseppe Pallanti, confermato dalle testimonianze del Vasari, ha scoperto che apparteneva a Monna Lisa Gherardini, una donna proveniente dalla piccola nobiltà rurale vissuta tra la fine del '400 e l'inizio del '500, andata come seconda moglie in sposa a Francesco Bartolomeo del Giocondo (da cui il nome di "Gioconda"). Vasari però ha lasciato una descrizione del quadro che non corrisponde alla realtà: Vasari esalta l'abilità straordinaria di Leonardo nel descrivere la peluria delle sopracciglia (che la Gioconda non ha), descrive anche la lunghezza arcuata delle ciglia (che sono invece corte), esalta le fossette sulle guance (fossette che non ci sono). Negli ultimi giorni è stato scoperto che tutto ciò che Vasari aveva detto corrisponde alla realtà: infatti si è verificato che fu molte volte modificata e prima aveva sopracciglia e ciglia lunghe.[citazione necessaria] Precedenti ricerche affermavano già che si trattasse della benestante signora fiorentina, Madonna Lisa del Giocondo, da cui deriva l'altro nome con cui è conosciuto il ritratto, ma non ne avevano prove documentarie (ritrovate dal Pallanti). Comunque è anche possibile che Leonardo non abbia dipinto una persona specifica. Alcuni sostengono anche che si tratti in realtà di un autoritratto dove Leonardo si è raffigurato in versione femminile. L'ipotesi più recente, avanzata dalla studiosa tedesca Magdalena Soest e presa in considerazione anche dagli esperti del Museo di San Pietroburgo, in Russia, si basa sulla scoperta di un fatto nuovo: la sovrapponibilità dei lineamenti del volto di Monna Lisa con quelli della dama del ritratto di Caterina Sforza di Lorenzo di Credi, conosciuto anche come ritratto della "Dama coi gelsomini". A questo punto, risulterebbe che il personaggio storico che ha ispirato Leonardo altri non sarebbe che Caterina Sforza, all'epoca personaggio di fama, perché già signora di Forlì e Imola negli ultimi anni del XV secolo. Il ritratto di Caterina Sforza è attualmente conservato nella pinacoteca della città di Forlì. Secondo un'ipotesi più recente[2], la Gioconda potrebbe raffigurare Bianca Sforza, figlia primogenita di Ludovico il Moro, morta avvelenata nel 1496 o comunque una donna lombarda. Tale ipotesi è ritenuta possibile in base ad un foglio del Codice Atlantico dell'Ambrosiana di Milano, nel quale sono presenti alcuni studi di Leonardo riconducibili alla Gioconda e relativi ad un volto molto somigliante, ad un particolare decorativo presente nell'abito della donna, e al paesaggio che è almeno in parte legato al territorio lariano. Il dipinto è stato restaurato varie volte: analisi ai raggi X hanno mostrato che ci sono tre versioni della Monna Lisa, nascoste sotto quella attuale. Secondo studi datati settembre 2006 effettuati dal Centro Nazionale di Ricerca e Restauro dei Musei di Francia sembrerebbe che la donna, identificata come Lisa Gherardini, fosse ricoperta da un fine velo di mussolina, che all'epoca era portato dalle donne in attesa o che avevano appena dato alla luce un figlio. La vernice aveva finora nascosto questo dettaglio, che può ora spiegare l'enigmatico sorriso con lo stato interessante della donna. Da questi sofisticati studi sull'immagine è emerso il particolare che dietro il dipinto vi è lo schizzo inciso sul legno da Leonardo, il quale prima di dipingere il quadro ne avrebbe abbozzato la struttura. Dove appare la figura di Monna Lisa con una cuffia, sarà stato di certo un ripensamento dello stesso artista, perché difatti è noto a noi che la Gioconda porta i capelli liberi. A causa della sopraffacente statura del quadro, i dadaisti e i surrealisti ne hanno spesso prodotto modifiche e caricature, ad esempio aggiungendo dei baffi sul volto della donna. Il dipinto è stato riprodotto in serie, come poster, da Andy Warhol. Il Guinness dei primati considera il dipinto come l'oggetto più di valore che sia mai stato assicurato.
Il soggetto dell'opera
  • Lo Sfondo:
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  • Il quadro di Leonardo fu uno dei primi ritratti a rappresentare il soggetto davanti a un panorama ritenuto, dai più, immaginario. Una caratteristica interessante del panorama è che non è uniforme. La parte di sinistra è evidentemente posta più in basso rispetto a quella destra. Questo fatto ha portato alcuni critici a ritenere che sia stata aggiunta successivamente. Lo sfondo sembra non finire mai, da questo è possibile rendersi conto che nel dipinto, per la prima volta, è presente l'aria.
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  • Molti altri esperti hanno analizzato lo sfondo della Gioconda, e hanno osservato una cosa che spesso non si nota a prima vista (ndr: L'attuale foto del quadro allegato alla voce, troppo buia, non aiuta in questa osservazione), ed è che la Gioconda è seduta a ridosso di un loggiato, e si intravede il parapetto e anche le basi di 2 colonne laterali. Sulla base degli elementi individuati nello sfondo, qualcuno ritiene di aver anche individuato il vero paesaggio che servì da sfondo per il quadro, che si troverebbe nella zona di Arezzo. Considerando la grande cura di Leonardo per i dettagli, molti esperti ritengono che non si tratti di uno sfondo inventato, ma rappresenti anzi un punto molto preciso della Toscana, cioè là dove l'Arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana. C'è un indizio preciso sulla destra della Gioconda oltre la spalla, è un ponte basso, a più arcate, cioè un ponte antico, a schiena d'asino di stile romanico, un ponte identico al ponte a Buriano che scavalca tutt'oggi l'Arno e che venne costruito in pieno Medioevo, a metà del 1200, quando Arezzo attraversava un periodo di grande prosperità. Sopra le sue arcate passa l'antica via Cassia che collega Roma, Chiusi, Arezzo e Firenze. Leonardo conosceva bene questo ponte, perché aveva studiato a fondo questa zona, come testimonia un disegno datato tra il 1502 e il 1503 che descrive il bacino idrico della Val di Chiana (oggi alla Royal Library di Windsor), in cui si intravede anche il ponte a Buriano; è una prova che Leonardo aveva ben in mente la geografia di questa zona. Poco distante dal ponte, l'Arno riceve le acque di un immissario, il canale della Chiana nel quale confluiscono le acque dell'omonima valle. Se si risalgono le acque di questo canale, andando a ritroso, bisogna superare una serie di meandri e poi ci si infila in una gola, la Gola di Prato Antico. Se si osserva il lato sinistro della Gioconda, si vede un corso d'acqua con meandri che si infila in una stretta gola. Ma le analogie non finiscono qui: i rilievi a sinistra della Gioconda, sono verticali, aguzzi, scavati dall'erosione e in effetti, oltre il ponte, continuando la vecchia via Cassia, si arriva in un'area in cui si possono osservare i Calanchi, delle "bizzarre" formazioni rocciose, erose dalle piogge e dai millenni. Leonardo deve essere rimasto molto colpito da queste forme, come artista per la loro spettacolarità, e come studioso, per il modo in cui si sono formate, che ben si adattava al suo pensiero, cioè che la terraferma non è immobile, ma si rimodella e si trasforma in modo tumultuoso sotto l'azione erosiva dell'acqua. È un tipo di rilievi, verticali e frastagliati, che si ritrovano in altre opere di Leonardo, come la Madonna dei Fusi, Sant'Anna, e la Vergine delle rocce. Grazie ai vari elementi individuati, ponte, confluenza, e gola, è stato possibile ricostruire con un computer, l'angolo di prospettiva, e capire il punto esatto dell'osservazione di Leonardo: corrisponde al borgo di Quarata che aveva allora un castello, oggi scomparso, e che forniva un ottimo punto di osservazione rialzato.
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  • Si tratta ovviamente di un'ipotesi, gli indizi sono molto incoraggianti ma non si tratta di "prove schiaccianti"; in effetti, alcuni ritengono che i paesaggi di Leonardo non siano aretini, ma prealpini[3], dei dintorni di Lecco, o, come è forse più probabile, vista anche la compresenza di identificazioni geografiche così lontane fra loro, che si tratti di luoghi inventati ed idealizzati sulla base di ricordi e sensazioni e della composizione di elementi appartenenti ad aree diverse che l'artista aveva potuto osservare nel corso dei suoi viaggi
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  • Storia:
  • - Leonardo dipinse la Gioconda probabilmente a Firenze, quando era alloggiato nelle case accanto a Palazzo Gondi (oggi distrutte) a pochi passi da piazza della Signoria. Il dipinto di Leonardo Da Vinci venne portato in Francia dall'Italia da Leonardo nel 1516, quando il re Francesco I invitò il grande pittore a lavorare ad Amboise vicino alla residenza del Re, il Castello di Clos-Lucé. Qui, Francesco I gli comprò vari quadri tra cui anche la Gioconda; la pagò, si dice, 4000 ducati d'oro, una somma importante per l'epoca, di conseguenza la Gioconda è legittimamente di proprietà dello Stato francese. Il dipinto inizialmente risiedeva a Fontainebleau, e più tardi a Versailles. Dopo la Rivoluzione francese, venne spostato al Louvre. Napoleone Bonaparte lo fece mettere nella sua camera da letto, ma successivamente tornò al Louvre. Durante la Guerra Franco-Prussiana del 1870-1871, venne tolto dal Louvre e nascosto da qualche parte in Francia. Il 22 agosto 1911, il furto della Monna Lisa venne scoperto. Il 7 settembre il poeta francese Guillaume Apollinaire venne arrestato e condotto in prigione, in quanto sospettato del furto, e anche Pablo Picasso venne interrogato in merito, ma entrambi furono in seguito rilasciati. A quell'epoca il quadro si riteneva perso per sempre. Si scoprì che un impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto appartenesse all'Italia e non dovesse quindi restare in Francia, lo rubò uscendo dal museo a piedi con il quadro sotto il cappotto. Comunque, la sua avidità lo fece catturare quando cercò di venderlo a un mercante d'arte di Firenze; il quadro venne esibito in tutta Italia e restituito al Louvre nel 1913. Durante la prima e la seconda guerra mondiale il dipinto venne di nuovo rimosso dal Louvre e conservato in un luogo sicuro. Nel 1956, la parte inferiore del dipinto venne gravemente danneggiata a seguito di un attacco con dell'acido. Molti mesi dopo qualcuno gli tirò una pietra. Attualmente viene esposto dietro un vetro di sicurezza. Nel 1962, il quadro venne prestato agli Stati Uniti e mostrato a New York e Washington. Nel 1974 andò in tournée e venne esibito a Tokyo e Mosca. Il 18 gennaio 2007 sono stati resi noti alcuni studi, secondo i quali la Gioconda sarebbe davvero esistita e che morì a Firenze all'età di 63 anni il 15 luglio 1542 (sarebbe nata nella stessa città il 14 giugno 1479) e che fu sepolta nel convento di Sant'Orsola.
Leonardo cominciò a dipingerlo nel 1503 a Firenze, vi lavorò fino al 1506, con interruzioni, secondo la sua abitudine, e non lo terminò mai, secondo la sua opinione.
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