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Ritratto di Ginevra de' Benci ( 1474 - 1478 ) |
Le mani dovevano essere in una posizione emblematica, come nei più famosi ritratti di Leonardo, e secondo alcune testimonianze dell'epoca dovevano assomigliare nella posa a quelle della Dama del mazzolino di Verrocchio. Fonti antiche documentano il rapporto fra Leonardo e Giovanni Benci, marito di Ginevra, ma forse intercedette anche Tommaso Benci, poeta discepolo di Marsilio Ficino ed amico di Leonardo. La donna rappresentata, fra le più aggraziate della Firenze del tempo, non viene solo descritta con inoppugnabile abilità pittorica, ma anche esaltata come esempio di virtù. Il retro del dipinto riporta, infatti, la scritta VIRTVTEM FORMA DECORAT, "La forma decora la virtù", concetto di chiara ascendenza neoplatonica, già citato nella botticelliana "Primavera", secondo cui la bellezza del corpo rispecchia quella dello spirito. La Benci è pure esempio di purezza, come suggerisce il ginepro che le fa da sfondo: non è un caso la paranomasia che s'instaura tra il nome di tale pianta e quello dell'effigiata. L'ombra del ginepro esalta il chiarore espressivo del volto della donna, il colore della cui pelle evolve poi in quello dell'acconciatura e, successivamente, in quello della veste e dello sfondo paesaggistico, secondo un continuum cromatico che testimonia la capacità vinciana nell'uso del timbro bruno-castano in varie tonalità. |